L’emergenza planetaria che abbiamo di fronte è immane. Il cambiamento climatico ne è solo un aspetto. Alcuni scienziati parlano di sesta estinzione di massa come del rischio a cui stiamo andando incontro. È la più grande emergenza che l’umanità abbia mai incontrato, non solo negli ultimi secoli, ma nei millenni. Può questa prospettiva drammatica di una fine dell’uomo provocata dall’uomo stesso, non riguardare anche le cosiddette «scienze dell’uomo»?
Il Cantiere umanistico dell’Antropocene nasce dalla convinzione del ruolo cruciale che i saperi umanistici, e la letteratura in particolare, possono svolgere nel trasformare questa crisi globale in un’occasione di cambiamento e di rigenerazione. E nasce come luogo di scambio di conoscenze e di elaborazione di prospettive: come una maglia da cui si inizia per tessere una grande rete. Negli ultimi decenni molti scrittori, artisti, filosofi, critici letterari e antropologi hanno inserito questa emergenza nel loro ambito di attività, dando contributi importanti e elaborando strumenti concettuali nuovi. Il cantiere intende rendere visibile questo lavoro di costruzione, e farlo crescere, riprendendo spunti importanti, allacciando i fili sparsi e raccogliendone le sfide.
La sfida sta nella possibilità di riaprire il gioco, creando strutture di pensiero e di giudizio che funzionino come dei correttivi rispetto a quelle che ci stanno portando verso la catastrofe, elaborando proiezioni potenti dell’umano, dotate di una forza agente e capaci di rimettere in movimento energie addormentate o paralizzate.
«Non puoi risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che hai usato per crearlo» (Einstein). Non si può trovare una soluzione all’emergenza più grande che mai abbia incontrato l’uomo in tutta la sua storia, se non si correggono quei paradigmi di pensiero che hanno portato a provocarla e che hanno anche permesso di rimuoverla per tanti anni: modi di ragionare e di prefigurare che si sono attestati nella modernità occidentale, e che hanno prodotto cecità o parzialità di visione. Per esempio, la tendenza ad astrarre la storia umana dal tempo profondo della storia della Terra e del cosmo, o a ragionare di progresso e di sviluppo illimitato senza tener conto dei limiti del pianeta e delle sue risorse. In questo lavoro di correzione e di creazione di un nuovo pensiero e di una nuova sensibilità, l’apporto delle humanities può essere altrettanto decisivo di quello delle scienze. Ovviamente, non pensando le due culture come separate, ma in una nuova e più fertile collaborazione.
Questi sono alcuni dei nodi principali attorno a cui ruoteranno i lavori del Cantiere:
– il concetto di ambiente (dalla separazione di natura e cultura a una nuova visione del vivente);
– l’umano, la specie e le specie;
– la visione della storia e i limiti dello storicismo (da una storia solo umana e culturale a una storia cosmica);
– la prefigurazione del futuro (oltre l’apocalisse e la distopia);
– la potenza metamorfica della parola e del pensiero, al di là dei confini disciplinari tra letteratura e filosofia.